ROMA - La procura militare di Roma ha aperto un'inchiesta sull'uccisione di alcuni italiani da parte dei nazisti in Francia nella strage di Oradour-sur-Glane, durante la Seconda guerra mondiale. Il procuratore Marco De Paolis sta studiando le carte sull'eccidio nel quale furono trucidati 642 civili tra cui una emigrante italiana e sette dei suoi nove figli. Qualche giorno fa, un uomo di ottantotto anni di Colonia, indicato come Werner C, è stato giudicato colpevole dalla corte tedesca di Dortmund, per aver partecipato ad uno dei peggiori massacri commessi dalle SS di Hitler nella Francia centrale, nel 1944. Questo villaggio da allora è stato preservato a memoria delle 642 vittime dei nazisti.

I fatti risalgono al pomeriggio del  10 giugno 1944, quattro giorni dopo lo sbarco anglo-americano in Normandia. Responsabile della strage il reggimento "Der Fuhrer" della 2/a divisione corazzata SS "Das reich". In quei giorni la divisione subì diversi attacchi da parte dei partigiani, in uno dei quali venne rapito e dopo alcuni giorni ucciso un ufficiale. La morte venne scoperta il 9 giugno dai soldati tedeschi e scattò la rappresaglia.

Una strage che ricorda  quella di Sant’Anna di Stazzema, quando nel 12 agosto ’44, i nazisti trucidarono 560 persone. Il primo paese che si trovava sulla strada delle SS era Oradour-sur-Glane, vicino a Limoges, nel sudovest della Francia. I nazisti fecero un rastrellamento, ordinarono agli abitanti di radunarsi nella piazza, parlando di un "controllo di documenti". Invece, gli uomini vennero portati in alcuni granai e trucidati a colpi di mitragliatrice, mentre donne e bambini furono arsi vivi all'interno di una chiesa che prese fuoco dopo l'esplosione di alcune bombe.

Tra le persone uccise anche alcuni italiani, che il procuratore Marco De Paolis, come primo atto dell'inchiesta appena avviata, vuole formalmente identificare. Dai documenti già acquisiti risulta che tra le vittime vi fu Lucia Zoccarato e sette dei suoi nove figli. A Oradour-sur-Glane c'è anche la loro lapide, accanto a centinaia di altre. Lucia Zoccarato era emigrata in Francia nel 1927, insieme al marito Giuseppe Antonio Miozzo, che scampò al massacro perché si trovava in Germania in prigionia, e ai loro primi tre figli. La famiglia era originaria di San Giorgio delle Pertiche, nel Padovano.

Nel 1953, per la strage vennero processati in Francia una ventina di imputati, tra militari tedeschi e alsaziani arruolati nelle SS. Vi furono due condanne a morte, 12 ai lavori forzati, 6 condanne a pene detentive e una assoluzione, ma una successiva amnistia commutò le condanne a morte e permise la scarcerazione degli altri condannati. Le indagini sono state riaperte di recente anche in Germania e, nelle settimane scorse, la procura di Dortmund ha incriminato in relazione alla strage un ex militare tedesco di 88 anni. Nell'inchiesta aperta dal procuratore militare De Paolis, secondo quanto si è appreso, allo stato non vi sono ancora indagati.

Finita la guerra il paese non fu ricostruito e venne lasciato come un museo a cielo aperto, per conservare la memoria di quella strage, diventata un simbolo della barbarie nazista. Oggi le uniche discendenti della donna uccisa insieme ai figli Bruno, Antonio, Armando, Luigi, Anna Teresa, Marcello e Giovanni, sono  le figlie di Ofelia e Angelina. Si tratta delle uniche due figlie della donna, morte poi negli anni '70, salvatesi dalla strage assieme al padre, Giuseppe Antonio Miozzo.

Sull'eccidio che si portò via la mamma padovana con sette dei sui 9 figli (Bruno, Antonio, Armando, Luigi, Anna Teresa, Marcello e Giovanni) c'è ora anche un documentario, 'Il Fuoco sopra gli Angeli', realizzato dal regista veronese Mauro Vittorio Quattrina, che uscirà a maggio. Quattrina in questi anni è stata l'unica persona a cercare di riportare alla memoria in Italia quella strage di sessant'anni fa, raccogliendo informazioni e testimonianze che rischiavano di andare perdute.